Fragment.is

  1. Il progetto: Una città analoga
    Fragment.is è un progetto di ricerca e divulgazione sulla composizione architettonica attivo dal 2020 sulla piattaforma social Instagram. La piattaforma diventa strumento operativo attraverso cui indagare il concetto di frammento e di tipologia architettonica in maniera sperimentale, attraverso un processo combinatorio di frammenti di progetti storici e contemporanei dell’architettura e dell’arte. Il risultato è una “città analoga” scorrevole e in continua formazione. L’assemblamento dei singoli frammenti genera nuove e inaspettate composizioni, evoca analogie tra le parti lasciando al fruitore la possibilità di una nuova scoperta. Alcuni risultati e indagini tipologiche sono condivisi nella pagina Instagram associata “Impossible Plans”: un museo della città analoga – immaginario, come quello di Malraux – utile a evidenziare i singoli montaggi analogici, isolando composizioni significative. Il progetto riguarda la costruzione di una “macchina per pensare” l’architettura: procedere per scomposizioni e ricomposizioni è considerata infatti un’operazione che conserva una certa funzione didattica. La possibilità di isolare e comunicare soltanto i frammenti di un’opera ne potenzia la fruizione, costringe in qualche modo a un processo attivo dell’immaginazione che offre nuove prospettive allo sguardo. Il montaggio diventa uno strumento di riflessione critica da attuare attraverso la decostruzione e ricostruzione del linguaggio architettonico, per mettere in circolazione le sue forme più singolari e allusive, ma ancora significanti. La libertà è nel montaggio.
    Link al progetto: https://www.instagram.com/fragment.is/ (pagina principale)

  2. Gli strumenti: Instagram come tavolo di montaggio
    Scorriamo i social e consumiamo ripetitivamente e costantemente contenuti spesso frivoli e banali. Instagram è stato il fenomeno che meglio ha rappresentato il culmine della società dell’immagine. Rafael Moneo in Inquetudine teorica e strategia progettuale nell’opera di otto architetti contemporanei spiegava come con Robert Venturi segnasse il passaggio dal “tipo” all’ “immagine”. L’architettura diventava un sistema di comunicazione attuato mediante le immagini. Per questo motivo usare Instagram per cercare di tornare alla tipologia (raccogliendo i pezzi di ciò che rimane) è provocatorio.
    Questa operazione è significativa poiché cerca di profanare la struttura stessa del dispositivo. Prova a ridefinirlo, a ricavare possibilità inespresse o una qualche utilità per la critica architettonica che non ricada all’interno della pratica compulsiva del consumo dell’immagine. Rimuovendo la “scenografia” di Instagram, dimenticando “like”, “follow” e “stories”, cosa rimane? Rimane una griglia. Per un architetto Instagram predispone un ambiente già compositivo: la sua griglia implica una condizione spaziale, una misura, una precisa struttura. In particolare, il modulo della griglia è “3 x +∞”. Questo è molto rilevante perché regala uno spazio potenzialmente infinito, forse coerente al vizio dello “scrolling” contemporaneo. La piattaforma diventa così un perfetto tavolo di montaggio.

  3. Il risultato: Una macchina per pensare l’architettura
    Le Antichità romane di Giovanni Battista Piranesi (1756) si aprono con una pianta di Roma antica, circondata dai frammenti della Forma Urbis severiana (tomo I, tav. II). Un anno dopo, Piranesi compone una visione immaginaria della Roma imperiale nella sua illustrazione intitolata Ichnographiam Campi Martii antiquae urbis (da Il Campo Marzio dell’Antica Roma). Lo storico d’architettura Manfredo Tafuri in Progetto e Utopia descriveva la “scellerata” operazione compiuta da Piranesi come la costruzione di “una gigantesca macchina inutile”. Una “macchina inutile” che continua a funzionare nel corso della storia.
    È il 1976 quando Aldo Rossi presenta alla Biennale di Venezia la sua “La città analoga”: un collage di forme architettoniche antiche e moderne per costruire un territorio autobiografico. Mentre negli anni ‘54-’56 la banda dei “Texas Rangers” composta da Bernhard Hoesli, Colin Rowe, John Hejduk e Robert Slutzky inventarono il “Plan Game”. I quattro architetti professori della Texas University erano soliti attaccare un foglio di carta da disegno bianco al muro e iniziare a disegnare, una ad una, tipologie architettoniche di edifici storici o d’invenzione.
    Il progetto è quindi un’indagine attorno al linguaggio della forma architettonica. Si tratta di spezzare il linguaggio, di creare dei guasti, delle finzioni, distruggendo passo dopo passo la sua linearità. È proprio l’operatività del linguaggio a garantire il funzionamento della macchina. In architettura lo ha sperimentato in modo eccezionale Piranesi, lo ha fatto in modo sapiente Sergej Ejzenstejn nel cinema, o più recentemente Jean-Luc Godard, nel teatro Artuad o Carmelo Bene, in letteratura Joyce, Whitman, Mallarmé.
    Viktor Sklovskij nel suo Resurrezione della parola del 1914 spiega quanto le forme possano produrre significati indipendentemente dal contenuto semantico che sono tenute a trasportare. I ritagli di planimetrie sono come lettere recuperate dall’oblio, brandelli con i quali comporre poesie. Sono invenzioni linguistiche, labirinti o creature bizzarre e surreali. Una macchina inutile per l’architettura è una macchina da cui non si ricava alcunché di efficace o funzionale, ma si comporta da incubatore culturale, da educatore della composizione, diffusore di immagini architettoniche.
    Si tratta, più precisamente, di quel bisogno inesauribile di inventare e di sondare nuove possibilità (nella pratica della composizione come nella speculazione teorica). Significa credere che le forme e i segni storici non hanno ancora smesso di comunicarci qualcosa. Infondo è un elogio al montaggio, a fare a pezzi la realtà per ricomporla. Ma soprattutto è un invito a cercare i propri frammenti. Perchè il frammento è molto più democratico dell’opera compiuta e ogni uomo dovrebbe pretendere di diritto la sua parte di frammenti. La libertà è nel montaggio.

La Redazione
Architettare.it è un Vortal dedicato ad architettura, design e lifestyle. Nasce nel 2000, come blog di studenti dell’Università di Architettura di Roma La Sapienza. Pubblica il primo articolo nell’Ottobre dello stesso anno e dalla data di fondazione ha ricevuto diversi apprezzamenti dalla critica e dal pubblico, tanto da essere uno dei siti più apprezzati e longevi del settore.

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