Ettore Sottsass, fra Arte Architettura e Design

Un composito profilo culturale                                  

L’architetto e critico d’arte Rowan Moore in un articolo apparso sul Guardian il 18 maggio 2014, dal titolo “Ettore Sottsass: the godfather of Italian cool, riconosceva la grandezza del tanto celebrato designer, espressa in varie creazioni individuali, ma, nello stesso tempo, sottolineava la sua capacità di ampie visioni culturali. “Alcuni designer, quali Arne Jacobsen o Charles e Ray Eames, sono strettamente identificati con sedie celebri o altri pezzi. Per Sottsass sono stati il lavoro, le idee e la vita ad aver significato”.

Non la pensavano così, o almeno si mostravano più prudenti in citazioni e commenti, alcuni studiosi e critici di architettura, quali Bruno Zevi e Manfredo Tafuri, che si limitavano a pochi e distratti accenni. Salvo una parziale considerazione positiva di Bruno Zevi, almeno così sembra, nel riconoscere una posizione decostruttivista nell’architettura di Sottsass, per la verità più ispirata ad un postmoderno ante litteram con l’utilizzo di prismi elementari, colonne, colori intensi e tetti rosso vivo nelle sue opere più rappresentative

L’Architettura del colore

Un richiamo puntuale a queste considerazioni è la casa alle Hawaii progettata da Sottsass; una composizione di forme e volumi sottolineati dall’impiego di colori vivaci, una ricerca di un rapporto espressivo e intenso tra colore, forma e luce, in armonia con il paesaggio. Ogni particolare è studiato accuratamente come nella concezione del lungo ponte ispirato a quello sulla strada per Hana, località nei pressi, che corre intorno alla struttura. Gran parte degli arredi sono stati progettati e realizzati su misura, come le suppellettili e gli oggetti più piccoli, bicchieri, compresa persino la cancelleria, tutti realizzati appositamente. Una concezione che, alla luce di un progetto totale, fa pensare ad una visione futurista, quella dell’arte totale di Balla nella sua casa di Roma. Un riferimento che resta nell’ambito metodologico, ma che introduce ad una riflessione sull’apertura culturale di Sottsass, che va oltre la dimensione del design, peraltro vissuto e interpretato con spirito innovativo e originale.

L’Incontro con Olivetti

Nel 1958 Sottsass inizia a collaborare con la Olivetti. E’ una data storica nella sua vita professionale, una svolta che Sottsass descrive così “Adriano Olivetti chiese a Giorgio Soavi di raccogliere disegni di giovani per un libro. C’ero anch’io. E scelse me per fare il designer della nuova divisione elettronica sotto la direzione di Roberto Olivetti e del mio amico Mario Tchou.”  

Una collaborazione che durò più di vent’anni. Sottsass iniziò a dare forma all’Elea 9000, il primo elaboratore elettronico progettato e prodotto in Italia. Sottsass, sempre rigoroso nelle sue vicende professionali, si reca  a Barbaricina (Pisa) a vedere il laboratorio dove i ricercatori della Olivetti stanno costruendo il prototipo della macchina. Rimane inizialmente dubbioso sul da farsi, osservando le grandi e per lui incomprensibili matasse di cavi, il numero elevato di valvole da impiegare (poi sostituite dai transistor), ai nuclei di ferrite inseriti in un sottile tessuto metallico.

Il Talento nel Design

Per due o tre mesi non fa nulla. Riflette su come organizzare tutte quelle parti in un progetto unitario e ben definito. Si fa strada in lui l’idea di evitare un ripiegamento  sull’esaltazione di una fredda tecnologia elettronica. Comincia a pensare, invece, ad una macchina che debba dare priorità all’inserimento in un ambiente di lavoro. Questo obiettivo lo porta a definire in modo corretto ed equilibrato il rapporto tra uomo e macchina, dando rilievo non solo alla funzionalità e al rigore formale, ma anche alle esigenze di movimento e operative degli utilizzatori.
Così gli armadi che ospitano l’Elea risultano compatti e contenuti in altezza “per non soverchiare gli operatori” come ebbe a dire. I collegamenti tra i vari elementi vennero realizzati sopra gli armadi, evitando la loro posa a pavimento generalmente impiegata allora, ma causa di intralcio e di difficoltà manutentive. Ne risulta un design nuovo e originale. Il conferimento del Compasso d’Oro a questo progetto è il primo dei tanti riconoscimenti che otterranno i prodotti Olivetti disegnati da Sottsass.

Per l’Olivetti Sottsass progetterà nell’arco di vent’anni più di 50 prodotti: computer, sistemi e terminali, macchine da scrivere e sistemi di scrittura, macchine da calcolo, telescriventi, mobili per ufficio.

Radical Design

Ma, oltre ad un design di grande innovazione e razionalità, che appartiene all’esperienza con Olivetti, esistono anche altre espressioni della creatività di Sottsass ispirata da uno spirito radicale di avanguardia. Dal progetto di oggetti vivacemente colorati di forte impatto emotivo, che richiama vagamente la cultura pop, a giocattoli carichi di significati simbolici e archetipi di varie forme evocative.

Tra il 1972 e il 1979 Ettore Sottsass realizza “Metafore”, una serie di installazioni e fotografie. In quel periodo lascia lo studio di Milano per brevi fughe nei Pirenei. Il suo desiderio è quello di recuperare e ricostruire un’essenzialità fatta di stoffa, spago e parole. Il contenuto emotivo delle opere che realizzerà è espresso da un vago concetto di assenza del costruito: l’architettura si riduce a un contorno fragile che allude alla presenza dell’uomo, ma ciò che appare emergente e più evidente è invece lo sfondo immutabile del paesaggio. E’ la metafora che lega l’uomo al paesaggio, cercando la ridefinizione di legame spezzato, ma qui riproposto. Ogni opera è accompagnata da una breve notazione che affronta, in modo tagliente e ingenuo, il difficile tema dell’esistenza. Immagine e parola vanno lette insieme, poiché l’intera serie può essere considerata come una conversazione ironico-poetica tra il mondo reale e l’universo interiore.

“Sentivo una grande necessità di visitare luoghi deserti, montagne, di ristabilire un rapporto fisico con il cosmo, unico ambiente reale, proprio perché non è misurabile, né prevedibile, né controllabile, né conoscibile… mi pareva che se si voleva riconquistare qualche cosa bisognasse cominciare a riconquistare i gesti microscopici, le azioni elementari, il senso della propria posizione.”

La ricerca continua

Nel 1980 a Milano è tra i fondatori del Gruppo Memphis. Non si tratta di un movimento, neppure di una corrente artistica ma di uno spazio in cui sperimentare progetti di design intesi come oggetti imprevedibili nati dalla fantasia prima che dalla definizione del loro aspetto utilitaristico. Sono totem, sculture, oggetti da osservare prima che da usare. Non solo artista visuale, ma anche intellettuale, viaggiatore e scrittore.

La parola di Sottsass

La parola per Sottsass ha un significato esteso ed esplicativo. Nella sua Autobiografia  pubblicata postuma nel 2010 con il titolo di “Scritto di notte”, si può avvertire l’originalità del suo cammino. Il destino di Sottsass è stato quello di rimanere in una geniale e corrosiva ambiguità tra architettura, arte, artigianato, design, fotografia, scrittura. E, appunto, la sua Autobiografia racconta di questa ambiguità, anche della sua incertezza, talora della sua indecisione.

Un’indecisione che non riguarda la sua tendenza a non prendere posizione quando le circostanze lo avessero richiesto. Piuttosto, la sua è una disponibilità a non ostacolare il manifestarsi di una catena  di casi, di accadimenti anche imprevedibili, certamente non riconducibili a un disegno pianificato.

Appare del tutto evidente che non esiste alcuna predestinazione. Ettore Sottsass jr., figlio dell’architetto trentino Ettore Sottsass, avrebbe trovato la sua strada senza alcun invito o pressione. E non certo perché questa strada fosse segnata fin dall’inizio dal padre per il figlio., e tanto meno una posizione stabile: il padre, in perenne viaggio tra Trento, Innsbruck e Torino; il figlio tra Innsbruck, Torino, il Montenegro, la Germania, Milano, l’America e il sud-est asiatico.

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