CCComunication Bar

Siano dati:

  • due rette parallele che s’incontrano all’infinito ;
  • altre due rette, egualmente parallele, alle prime due, perpendicolari.

Il frutto regolare della loro intersezione costituisce il modulo base del nostro progetto architettonico; gli “infiniti” ai limiti delle quattro rette-madre, infinitamente opposti, vorrebbero costituirne il contenuto concettuale. L’atomo modulare risultante da tale interezione (un quadrato 15cm x 15cm), fondamentalmente indivisibile ma combinabile a piacere, forma ogni spazio all’interno dell’edificio, il quale, tuttavia, non ne rappressenta una mera proiezione tridimensionale. Il volume infatti nasce da un cubo, ma sin dalla forma esterna se ne evince un allontanamento tramite una progressiva sgranatura che richiama rovinistici presagi.

Lo Spectacular Optical Bar, potrebbe rientrare nella categoria del community bar, ma effettivamente forza contro i limiti di qualsiasi definizione si cerchi di dargli ; non è infatti progettato per essere l’ennesima commercializzazione della risposta ad una domanda di svago, né per fungere da classico luogo di ritrovo ; esso segue, ed, in parte, anticipa i tempi, andando a soddisfare il bisogno tipicamente postmoderno di ritrovarsi smarriti nel vagare attratti dalla logica del frammento. Si rivolge a chi cominci a manifestare i primi sintomi di un intolleranza alla stereotipia dei luoghi comuni fino a sentirsi stretto dentro la propria stessa identità ; nello Spectacular Optical Bar avrà la possibilità di perderne, acquisirne e continuamente ibridarne altre mille.

Lo spazio interno non è contrapposto al locus esterno in cui è immerso. In questo lo statuto dello Spectacular Optical Bar si avvicina a quello di un vetro incorniciato in una finestra : non è effettivamente né in né out, il suo ‘dove’ sta nella demarcazione. bagno

Tuttavia, mentre il vetro è un dispositivo che de-limita lo Spectacular Optical Bar è un dispositivo che con-fonde. Da una parte esplode come uno specchio frantumato che restituirà la sensazione di essere immersi in spazi naturali e plurali. Nel senso opposto implode e pone tutti gli elementi presenti a stretto contatto, tanto da far smarrire la concezione di una cartesiana scissione tra di essi, precipitandoli in una claustrofobica dimensione del Noi.

Tale effetto sarà reso possibile attraverso una suddivisione dello spazio in livelli sfalsati multipli, irregolari e non sempre funzionali ; tramite l’inserimento di entrate/uscite mai definite una volta per tutte ; mediante il ridondante utilizzo delle più disparate tecnologie di interconnessione multisensoriale (registrazione e riproduzione randomizzata di immagini rubate, di suoni intrappolati, di gesti plateali captati in un angolo e catapultati in un altro angolo del bar, come se fosse la stessa, identica, caleidoscopica parete). Da una parte si cerca, dunque, di degerarchizzare lo statuto di luogo antropologicamente assiologizzato e tradizionalmente statico. In quest’ottica l’”oggetto del desiderio/caffè” perde la sua aura totemica per dissolversi e disseminarsi in uno spazio privo di gerarchie costituite. D’altra parte il consumatore viene tutelato nel suo portato naturale di creatività votata alla partecipazione.

Egli viene a trovarsi in un luogo in cui viene implementata la propria identità di cittadino glocale del mondo dei consumi, e allo stesso tempo frammentata in una molteplicità di sé desideranti in un feed-back di continua distruzione e rigenerazione (di significati, di panorami, di identità…). Entrando nello Spectacular Optical Bar sarà libero di chiedere e di ottenere “il solito” e qualcosa di sempre nuovo allo stesso tempo.

Nello Spectacular Optical Bar sarà sovrano in un regno anarchico ; sarà libero di se e potente su di un bar che a sua volta eserciterà un controllo assoluto su di lui in un reciproco scambio di sussistenza. Il consumatore sarà preda della propria ‘produzione’, in balia dell’infinita ripetizione dell’idolatria di se e del proprio potere.