Architettura del Sesto Senso Logica

Del gusto e dei cambiamenti.

di Andrea Carloni

In questo articolo vorrei sottolineare come il gusto, o più profondamente la capacità di giudizio dell’uomo, sia profondamente cambiata in negli ultimi anni, a causa del suo continuo relazionarsi con la macchina informatica e come alcuni architetti stiano valutando questa nuova realtà. Fino al 1700 era possibile “leggere” il mondo tramite il semplice utilizzo dei cinque sensi, che grazie al processo di distinzione (esempio il tatto che distingue il caldo dal freddo) codificavano la natura – dove l’uomo era immerso – creata da una volontà esterna a noi stessi, chiamata Dio. Con l’avvento della rivoluzione industriale, si è innescato un processo di artificializzazione della realtà che propagatosi fino ai giorni nostri ha completamente sostituito all’opera di Dio – la natura – i manufatti del ingegno umano: le macchine. Questo nostro confronto con le realtà artificiali ( la TV, il cinema, Internet …) ha radicalmente destabilizzato le potenzialità dei cinque sensi, rendendoli incapaci di acquisire questo nuovo mondo. Infatti i sensi classici così selettivi nel distinguere le componenti della natura, risultano inermi di fronte ai dualismi generati dalle macchine, come interattivo e riflessivo, attivo e disattivo, e perciò incapaci di scindere le componenti oggettive, che determinano il “funzionamento” delle invenzioni. In questo habitat artificiale dove alla materia che costituisce i soggetti si è sostituito il movimento che li anima, è soccorsa in aiuto ad i sensi, la logica, che da luogo di giudizio è diventa l’unico senso, capace di praticare delle distinzioni all’interno della realtà informatica. Catalizzatore di questa metamorfosi totale è stata Internet. Infatti i siti sono stati capaci di distoglierci dalla semplice osservazione della configurazione grafica (quindi dall’usare il senso della vista) per invitarci ad assaporare attraverso la logica, il meccanismo che la anima e rende interattiva. Nella rete per concentrare la nostra attenzione sul “funzionamento” dell’artificio e non sull’aspetto dei soggetti, viene annullata la loro fisicità, trasformandoli in semplici icone animate. Il Web ci ha insegnato ha scomporre la realtà in tante particelle logiche (come il computer le scompone in bit ) che una volta ordinate ci permettano di arrivare al giudizio. Se nei primi tempi questa metrica di giudizio era riservata al mondo della rete, oggi si è estesa, permettendoci di applicare il nuovo senso chiamato “logica”, alla totalità che ci circonda. Infatti mentre nei secoli passati la sensazione di bello era la conseguenza dei dati forniti dal corpo, oggi questa, come l’amore arrivano dopo una vivisezione logica della realtà, dopo che sappiamo come tutto “funziona”, sia le cose che le persone. In questo mondo creato dalla logica per se stessa ci è stato insegnato ad apprezzare non la bellezza, ma soltanto il suo “funzionamento”. Il piacere istantaneo e sensoriale è stato esiliato, a favore dell’analisi logica del soggetto, in modo da sostituire i sentimenti di bello e amore col desiderio. In un tale habitat sociale dove sempre più giudichiamo e sempre meno amiamo, l’uomo sta subendo una sorta di evoluzione della specie che lo avvicina sempre più ad una macchina e quindi ad un manufatto di se stesso. La logica è diventato un senso dalle qualità oggettive e l’unico capace di distinguere le valenze che costituiscono la nostra realtà. Nel ambito della creatività, i primi autori capaci di cogliere questo nuovo aspetto dell’universo mentale umano sono stati probabilmente i webdesigner, proponendoci un distacco dalla realtà fisica, nel tentativo di conquistare con le loro sintetiche icone animate la nuova metrica di giudizio dell’uomo di oggi. Nell’ambito dell’architettura le architetture di Frank O. Gehry con i loro volumi conquistatori dello spazio, forse segnano lo splendido epilogo di una corrente che sta finendo. Infatti alcuni giovani autori che sempre più si stanno affermando nella panoramica mondiale, pur proponendoci sensuali forme elaborate al computer, ci invitano a leggere il processo che le ha costituite più che la forma che le rappresenta. Alcuni di questi architetti rielaborano i concetti del filosofo e scienziato tedesco del ‘600 Leibniz, che considerava le monadi come le unità viventi (anche se prive di coscienza ) con le quali è fatto l’intero universo. Le monadi di Leibniz indipendenti le une dalle altre ma complementari nelle azioni, sono la più piccola unità del tutto, dove il tutto a sua volta si rispecchia. Questi concetti oggi vengono ripresi da Karl Chu per applicarli nella programmazione dei sui sistemi basati su algoritmi genetici, capaci di elaborare delle stupende superfici fluide. Il concetto di monade viene ripreso anche da Greg Lynn che utilizza programmi basati su meta-balls. Questi strumenti modellano dei volumi rivestendo con una superficie la massa definita da l’aggregazione e compenetrazione di diverse sfere controllate dall’architetto assieme al programma. Architetture “palpabili” del senso logico sono anche le transarchitetture di Marcos Novak, che cerca la definizione di uno spazio 3D all’interno del cyberspazio, in modo da poter tralasciare tutti i vincoli della fisicità. In questo panorama così concettuale come non considerare il lavoro di William Latham e del matematico Sthepen Todd inventori del programma Mutator, dove organismi costituiti da primitive grafiche vivono, si riproducano ed evolvono geneticamente all’interno del cyberspazio. Interessante è anche il lavoro Ammar Eloueini che fin dalle fasi di progettazione usa programmi d’animazione, capaci di trasmettere alla materia la vita delle proprie idee. Molti di questi autori è come se volessero comunicare direttamente con il nostro spirito e per fare questo cercano di oltrepassare la ricezione dei cinque sensi classici, nel tentativo di stimolare il nostro nuovo senso: la “logica”.

La Redazione
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