Ecologia Urbanica

Ecologia Urbanica
Della genesi dell’uomo ‘sensore’

La natura umana, rivela i suoi limiti, quando si affida a ‘corpi’ d’altra composizione ed essenza per raggiungere un equilibrio relazionale con il suo ambiente. Si evidenzia, in questo modo, la sua sensibile e preziosa condizione evolutiva, di complesso sofisticato ruolo di ‘sensore’ naturale.

Un tempo, intorno alle città esistevano grandi mura, la loro tessitura consisteva in enormi massi appena sbozzati. Il ruvido bugnato bloccava la stessa idea di procedere oltre. Ora, la mutazione, sembra ormai in fase di completamento, l’agglomerato urbano e le torri di vedetta si sono de-formate in potenti ripetitori e, sconvolgendo la loro stessa natura, irradiano molteplici segnalazioni. Sequenze inattese d’immagini e di significati, alternano attimi di verità media, mista a fotogrammi di ‘presente’, senza dissolvenze, velocemente commutabile. I grandi blocchi che costituivano cortine insormontabili, sollecitati da onde telluriche tecnologiche, scatenano spasmi materici non previsti. Si sconnettono le già precarie ed irregolari fughe, tra le scabre pietre rozzamente squadrate disincrostando gli ormai labili leganti e l’incantesimo ‘interattivo’ ha evidenziato il consumo dei grandi volumi lapidei corrosi dal vento inter-relazionale. Il tempo, poi, geniale e passionale scultore, ha potuto lavorare indisturbato, cesellando e riducendoli in superfici sottili. Ridotti ad esili superfici traslucide, la loro trasparenza si è lasciata investire da un’emissione di televisività ed ora procedono a trasmettere realtà, collegate in diretta con il nostro presente offerto in sacrificio ad un ‘altrove’ continuo. Nella frammentata situazione generata, vive l’ibridazione del senso e del luogo delle cose. Una libertà comunicativa decisamente fondante, partecipa alla costruzione di un apparato ‘sorvegliante’. Silenziosi ronzii rivelati dalla moltitudine di piccole telecamere, scompongono l’urbanità, ottimizzandola e frammentandola in sequenze. L’integrazione, avviene illuminando visivamente e, quindi, interattivamente gli angoli nascosti della città ormai, illusoriamente, semplificata da coni ottici inglobanti. Il concetto puro, di urbano è forse racchiuso in questa sintesi (distorta) appercettiva di cortometraggi invasivi-visivi, ripresi come spot, dell’attimo. Inquadrature che vigilano su flussi ininterrotti di gente, led di silenziose telecamere accese, lanciano l’azione della presa diretta, su un uomo urbano sotto osservazione, un ciak pervasivo che domina l’istante del suo presente. E’ una tensione urbana che insuffla relazionalità, avvicinandosi alla struttura principale dell’individuo; la città osserva le risposte emozionali dell’uomo, tramutatosi in sensore. La città ‘sperimente’ e ‘dosa’, sull’uomo, la quantità di ‘eccesso di mondo’, possibile, nel tempo. L’accumulo dei dati che pervengono dalle reazioni sui sensori umani, generano il paesaggio prossimo o il suo modificarsi. E’ questa l’essenza dell’ecologia urbanica dominante. La città produce proiezioni di significato, genera nuove funzionalità necessarie alle regole di convivenza tra architettura e individuo, ibrida comportamenti, gesti, movimenti con masse volumi piani superfici, virtualizza la scena proponendo soluzioni. La continua simulazione di un’assenza è la reazione dell’uomo sensore. La distrazione, lo spaesamento, lo sconvolgimento percettivo dell’uomo immerso nell’urbano è la verifica della sua condizione de-strutturante, la genesi del sensore uomo che ritengo sia individuabile come sensazione alternativa e come condizione genetica nuova. Creatosi da una tensione urbana che cerca di dilazionare i complessi e fin troppo sollecitanti condizionamenti percettivi. L’uomo sensore è intento ad un’interpretazione difficile della griglia relazionale creata dai contatti elaborati e poi continuamente aggiornati, è coinvolto nelle perturbanti e sempre più intense onde in cerca di perenne connessione per introdurre performanti comunicazioni capaci di agganciarsi, probabilmente, ai flussi delicati del sapere, nei loro incroci più sensibili, nei nodi strutturali, a volte capace di intaccare l’intima essenza della conoscenza, mobilitando sconnessioni e interferendo soprattutto con il tempo utile per attuarla. L’individuo non incontra solo il singolo oggetto appartenente alla città, ma viene risucchiato dall’implacabile gioco di ruolo al quale è obbligatoriamente chiamato a partecipare, l’alternarsi di scenari costituisce la struttura della composizione visiva, tenta di risolvere l’attesa, di chiudere un percorso, inquadra contemporaneamente tutta la città e con lo sguardo, badate bene, l’uomo sensore è capace di sconvolgere la visione, percettivamente mira e linka l’urbano. La città si sovra-espone alla sua precaria e labile attenzione evidenziando la potente struttura di ‘soglia’ d’accesso ad un prossimo livello per un altro labirinto. Un ‘sorvegliare’ foucaultiano moltiplicato per ogni attimo e per ogni strada inquadrata da una telecamera genera l’allucinante gioco tra schemi panottici interconnessi.
Un’appropriazione intensiva di materiale urbano denso, questa è la pratica concezione dell’attuale realtà dell’uomo sensore. L’ibridazione è continua, devasta e rielabora, costruisce e ripropone, sempre in deroga a se stessa, sulla carne del sensore umano, tracce mai guarite dei segni lasciati dallo scintillio dei flussi informazionali di azioni-funzioni il cui attrito o urto, esplicita la nuova modalità d’esistenza. La città è un organo naturale che frammenta, sceglie, scinde; è capace di dissacrare le regole più elementari di relazione stabilite poco prima. E’ del corpo ‘sensore’ la condizione di vivere questa tempestosa realtà, situazione che ne determina l’esistenza e la sua stessa essenza. L’attività mediale degli ultimi anni ha inserito, sommandola alla realtà fisica, quella virtuale. Di conseguenza il corpo sensore si è connesso ad un’unità vicinato sempre accessibile, piacevolmente prossima, ‘alla portata’, dunque, di una più grande moltitudine di fruitori di spazi. Cambia così piano d’azione e da una fisicità ben territorializzata, dall’esperienza pratica di contatto dei cinque sensi, si è passati ad un piano immateriale. I significati ed i concetti che formavano le reali immagini mentali di riferimento fisico, hanno sconvolto i nuovi luoghi d’appartenenza. Che sia una forma di riappropriazione delle possibilità percettive non ancora rivelate dalla condizione di sensore? Comunque, si tratta, di una prova di collegamento mentale che ha contribuito ad allargare la visione umana, unendola indissolubilmente ad un ambiente affascinante e mai così differenziato. Nel frattempo altre componenti hanno trovato posto, inserendosi nelle sue prossimità percettive determinando schocs cognitivi. Veloci percezioni antagoniste, in-mediate visioni scaricano la loro ributtante esistenza. La comunicazione, dunque è falsata, si riduce, si sovrappone, i livelli conoscitivi determinano, nell’uomo sensore, un’evidente fase ‘boderline’.
La realtà dell’individuo, trasformatosi in sensore, risente dell’energia vitale mutata in impulso luminoso, scintille d’intuizione congelate in griglie di pixel trovano spazi. Gli evoluzionismi delle interfacce, aprono finestre su una profonda voragine che ingurgita identità e coscienze per trasformare, tutto questo, in un flusso indistinto.
L’ecologia ‘urbanica’ comprende la natura umana, rivelando i suoi limiti, proprio quando, si affida a ‘corpi’ d’altra composizione ed essenza per raggiungere un equilibrio relazionale con il suo ambiente. Si evidenzia, in questo modo, la sensibile e preziosa condizione evolutiva umana, di complesso ‘sensore’. Le regole dell’ecologia urbana o urbanica, allora, diventano più traducibili, maggiormente interpretabili. La desinenza ‘ica’, aggiunta ad ‘urbana’, indica la ‘valenza’ maggiore; dove la valenza e l’entità emozionale della città.
L’indagine risulta quanto mai complessa, di difficile soluzione; dagli ultimi indizi appare chiaro, però, un sentiero tra arbusti cognitivi e ingarbugliate ramificazioni percettive.
Nella città dell’uomo, densa foresta mediale, ancora inesplorata, ormai trasformata dalle interfacce che illuminano la sua pluriurbanità, le orme iniziano ad essere riconoscibili, nitide, non c’è dubbio; in questi spazi, riconosciamo le prossimità, dell’ambiente naturale dell’uomo sensore.

“[…] – Lei non partecipa alla fusione? Non ha una scatola dell’empatia? […] – Ma una scatola dell’empatia – fece Isidore, balbettando per l’emozione, – è l’oggetto più personale che ci sia! E’ un’estensione del proprio corpo; è l’unico contatto possibile con gli altri uomini, è il solo modo di non essere più soli”.
Tratto dal racconto “Il cacciatore di androidi” di Philip K.Dick

Paolo Marzano – Studioso di storia dell’architettura e appassionato di critica architettonica, Paolo Marzano collabora con diversi organi d’informazione culturali. Nei suoi lavori di ricerca pubblicati in rete o su riviste specializzate, espone idee e teorie sulla trasformazione della città e della sua continua mutazione, finalizzata all’analisi dei fenomeni d’ibridazione compositiva e progettuale del paesaggio contemporaneo.. “E’ chiaro – dice l’autore – che l’intero sistema sociale ed economico, sostenuto fin adesso, non è più compatibile con il ritmo naturale degli eventi per la vita del nostro pianeta. Esso, ora, pretende una ‘colta’ ridiscussione delle presunte certezze di ‘vita sostenibile’, anche sulla base di consumi dei beni primari individuali; occorre, quindi, porre l’attenzione al nostro quotidiano sostenibile, concentrando l’attenzione sui minimi dettagli e sulle determinanti scelte di qualità per la vita futura delle nostre metropoli. Importante, dunque, osservare la continua mutazione dei luoghi collettivi nell’ambito dello sviluppo delle nuove tecnologie, applicate all’urbano”. Paolo Marzano Ha pubblicato saggi per: la rivista Exsperience Trimestrale multisensoriale, Mattioli 1885 s.p.a Fidenza, Parma, con “Apulia”- Rassegna Trimestrale della Banca Popolare Pugliese n. IV dicembre 2006, con la De Luca Editori d’Arte, Roma nel maggio del 2007, con la rivista Kunstwollen delle Edizioni Esperidi 2010. Per maggiori informazioni sui suoi lavori e studi, digitare su qualsiasi motore di ricerca “urban n/urbs” o andare al link:
http://xoomer.virgilio.it/arch.paoladarpino/Architettura/ricerca.htm

Paolo Marzano
Autore di numerosi articoli-saggi, collabora con riviste specializzate e on-line, di architettura e critica architettonica. Attivo con Architettare.it già agli inizi del 2000. E' un appassionato studioso della teoria della forma. Nei suoi scritti, analizza, tratta e ricerca argomenti che riguardano la trasformazione metropolitana e la continua mutazione dei luoghi collettivi nell'ambito dello sviluppo delle nuove tecnologie applicate all'urbano. Diversi sono i lavori di ricerca che ha pubblicato, collaborando con diverse testate nel settore culturale per la rivista Exsperience (Premio della Cultura 2004 della Presidenza del Consiglio dei Ministri), Trimestrale multisensoriale, Mattioli 1885 s.p.a., Fidenza, Parma; o nell’ambito dell’arte e della critica architettonica, inerente la ricerca applicata al risparmio energetico degli edifici con la De Luca Editori d'Arte, Roma; con la rivista di Arte, Architettura, Design e Cultura per le Edizioni Esperidi. Numerose le citazioni ai suoi testi in tesi, ricerche, riferimenti bibliografici di studi, tutt’ora pubblicati.