Critica e architettur(a)zione del paesaggio

Critica architettonica e architettur(a)zione del paesaggio – Dalla  teoria ai nuovi progetti

Nel gennaio del 2005, nella pubblicazione di uno dei tanti scritti di rete, riportavo i risultati di alcune mie ricerche discutendo sulla direzione che la critica architettonica poteva seguire. Trattavo la trasformazione della città, nell’ambito delle nuove tecnologie applicate alla qualità architettonica e ai flussi dei sistemi urbani di comunicazione. Cercai, ricordo, di ampliare le mie osservazioni alle soluzioni strutturali-formali, del periodo. Veniva a comporsi così un percorso, tra progetti e opere pubblicate, in cui le evoluzioni strutturali adottate o le sperimentazioni messe a punto, sottolineavano le possibilità espressive che, grazie all’apporto tecnologico, realizzava una sofisticata integrazione con i ‘segni’ di quel particolare tempo.

Le conquiste tecnologiche, l’avanzamento dell’informatica, la cultura della ricerca architettonica, l’evoluzione dei materiali, le innovazioni nel campo spaziale e del recupero di energia da fonti alternative, hanno contribuito in maniera sostanziale ad evidenziare i grandi passi fatti dall’uomo in questo campo. Dall’insieme di queste componenti fondamentali, conseguiva una lenta naturale ‘preferenza’. Ciò avrebbe preteso nuove intuizioni, nuove visioni che a loro volta avrebbero individuato nuovi comportamenti e nuove scelte per le responsabili decisioni di sviluppo futuro. Studiando e osservando attentamente l’evoluzione di alcune particolari architetture, notavo, infatti, la predominanza di una leggerezza strutturale, accompagnata da una componente tecnico-funzionale che partecipava ad un’alternativa composizione scultorea del paesaggio, unita indissolubilmente al complesso apparato delle reti di cui queste architetture rimangono tutt’ora, metafora calligrafica e verifica fisica, sostanziale. Da allora, sono state numerose le opere, i progetti esaminati e gli scritti sollecitati che la rete ha raccolto. Tutti rispondenti a determinate caratteristiche ed a componenti strutturali che potevano ricondurre a comuni intenti progettuali, secondo una classificazione rispondente a funzioni selezionate, per gli scopi della ricerca che mi ero prefissato di condurre. (2)

L’evoluzione informatica e l’onda ‘mediale’, della quale siamo partecipi e sempre più attenti interpreti, hanno prodotto una notevole accelerazione dei sistemi di comunicazione, di trasferimento delle idee, della pubblicazione delle ricerche e del modo di recepirle, studiarle e perché no, ridiscuterle. A quel tempo, perciò, parlavo di continue e veloci ‘ibridazioni’, capaci di coinvolgere proprio quelle architetture, nate da ricerche sullo spazio architettonico contemporaneo e sul modo di sfruttarlo per migliorare la nostra esistenza o almeno tentare di farlo. I riferimenti teorici storici e bibliografici sono tutti presenti nei miei scritti pubblicati. Era, appunto, il periodo dell’inaugurazione del ponte in Francia di ‘Viaduc millau’.

Come risultato, dunque, arrivavo ad una visione d’insieme di trasformazione del paesaggio e ne chiarivo, diradandone l’immagine che si presentava, nei miei appunti:” … l’alba di una nuova procedura progettuale per la città, indagherà, grazie a queste strutture ‘in quota’, altri spazi come ho sempre sostenuto, con altri parametri dimensionali e ambiti funzionali, la città perderà sempre più i margini e si inoltrerà destrutturandosi, lungo direzionalità nuove, avvilupperà le direttrici stradali, fondendosi con il territorio circostante, ma senza invaderlo. Gli stessi piloni dei viadotti assolveranno ad altre funzioni”. La direttiva rimaneva quella di proiettare possibilità inesplorate su funzioni d’uso già date, magari ‘aggiornate’ e riconvertite dal tempo, quindi, chiamate a strutturare altre realtà urbane. Il mio approccio a questa ricerca arrivava a concretizzarsi secondo strategie possibili per quella che poi, ho definito ‘l’architettur(a)zione’ del paesaggio contemporaneo:…. sfruttare le lunghe arterie di comunicazione per ricavarne la colonna vertebrale, per esempio, di una struttura fotovoltaica o a pannelli solari o ancora eolica per produrre energia, …. per esempio sfruttando i tracciati autostradali, di linee fotovoltaiche (e non più campi), o i viadotti o le sopraelevate o i ponti, ……(per esempio i pannelli fotovoltaici addossati ai piloni dei viadotti o compattati come le barriere antirumore delle autostrade, oppure pale eoliche applicate tra le campate dei piloni dei viadotti o dei ponti …..)”.(3)

Arriviamo a oggi. Alla congestione di immagini e progetti, tanto suadente quanto immaginifica, ma estremamente poco reale, si è aggiunto l’equivoco prolifico  del “gesto archistar” e della città ‘frammentata’ da ‘logo’, modelli rivelatisi incapaci, di riscrivere testi architettonici o di mappare nuove geografie urbane. Arriviamo quindi ad un limite ormai evidente e dichiarato: “Stazioni, ospedali, scuole, interi quartieri sono chiamati ad accogliere ipermercati, negozi, caffè, ecc. al fine di intrecciare sempre più strettamente e totalitariamente il senso dell’abitare con la mercificazione delle esistenze. A quest’urbanesimo esploso non possono rispondere né le gated communities, né mirabolanti grattacieli “brandizzati”, la cementificazione assedia queste nuove eterotopie malinconiche e ci pone dinnanzi al compito urgente di ripensare la creazione di ambiente, l’impronta ecologica, il valore d’uso. La sottrazione costante di spazio pubblico non si traduce unicamente in una privatizzazione dello spazio stesso, quanto in un depotenziamento di vita dei singoli e delle società”. (4)

Evidente, dunque il vuoto intorno alla critica architettonica, annichilita o forse assopita se non assuefatta dalla visione che ha generato tale paradossale realtà. Una distrazione, nell’evoluzione della critica architettonica, che si è limitata a sorvolare su quelle soluzioni urbane isolate incondizionatamente enigmatiche. Nessuna iperbole concettuale, facile invece, se non banale, il riferimento al geniale Aleph di J.L.Borges, quando scrive: ”Cautamente al principio, poi con indifferenza, infine con disperazione, errai per le scale e pavimenti dell’inestricabile palazzo. (In seguito comprovai che la estensione e l’altezza dei gradini erano incostanti, fatto che spiegava la singolare stanchezza che mi produssero.) Questo palazzo è opera degli dèi, pensai in un primo momento. Esplorai gl’inabitati recinti e corressi: Gli dèi che l’edificarono erano pazzi. Lo dissi, ricordo, con un’incomprensibile riprovazione ch’era quasi un rimorso, con più orrore intellettuale che paura sensibile”.(5)

Da Borges riceviamo uno scenario stimolante, a tal proposito, quando descrive gli uomini che, raggiunta l’immortalità, trasformano prima essi in trogloditi e poi la loro città, riducendola in un oggetto incomprensibile e usando “ … insensate complessità costruite secondo un’architettura mancante d’ogni fine”. Tessere di puzzle architettonici che azzerano l’assemblaggio, negando qualunque “relazionalità” con l’intorno. Non convincono, anzi non l’hanno mai fatto. Ora si affaccia un’opportunità inattesa, non prevista che viene fuori dalla somma di componenti unitesi casualmente; la pratica costruttiva, l’economia dei materiali, la tecnologia del tempo, i regolamenti sullo sviluppo delle fonti di energia alternativa e le riconversioni strutturali delle aree dismesse o comunque soggette a probabili trasformazioni.

Dalle immagini che vedete allegate all’articolo, lo sky-line sta mutando e l’architettura, segue un suo fine, ben strutturato; i collegamenti viari cercano connessioni e si sono ‘attivati’ al recupero di energia.

Una rete ‘sinaptica’ reale, al servizio della città.

La critica architettonica unita alla dinamica intellettuale dell’azione progettuale, genera ambiti di confronto importanti; dall’utopia trae il vitale impulso e dal “carattere distruttivo (abrasivo) del quotidiano” (6) consuma e modifica, la materia prima, della città, condividendone, poi, le poderose risultanze (7). Si arricchisce così, il bagaglio di inattese potenzialità sempre più collaboranti funzionanti da innesco per la costruzione di nuovi scenari urbani. La critica architettonica dunque, come un vero e proprio sensore organico, segnala ‘movimenti’ rizomatici che vanno oltre la realtà apparente delle cose. (8)  Occorre riconfigurare la città diventata ‘diffusa’ o come ritengo si possa ridefinire “esterna” (9), reinterpretandola come un sistema di collegamenti e relazioni urbane innervatesi secondo direttrici ‘energetiche’ e ramificazioni funzionali nuove. Da questi ultimi progetti (2011) vengono fuori i primi interessanti risultati; eccoli dunque i piloni eolici dell’altissimo viadotto, le pale del sistema ibrido (eolico/solare) progettato da Francesco Colarossi, Giovanna Saracino e Luisa Saracino sfruttano le correnti d’aria che si incanalano nel tratto della costa calabrese compresa tra Scilla e Bagnara, e sfociano verso il mare, il People Mover progettato per la città di Bologna è un sistema di trasporto di tipo innovativo dal punto di vista tecnologico, nella regolazione della circolazione nonché nelle caratteristiche architettoniche, poi il primo grattacielo al mondo ad integrare turbine eoliche nel proprio design è il Bahrain World Trade Center, negli Emirati Arabi o ancora il modulo ad albero eolico Power flower ad Amsterdam.

Il profilo di una città diversa è in/formazione, gli organi che la costituiranno nascono dall’evoluzione delle tecnologie applicate all’architettura, dalle teorie derivate da una storia ricca di spunti ancora tutti da verificare e rivalutare come spazi tenuti chiusi, da riattivare.” (10)

 

Luoghi, dunque, caratterizzanti, conformi a nuove destinazioni d’uso, per inattese esaltanti potenzialità che solo il tempo ha lasciato scoprire d’altronde conoscevamo quanto già scritto da Kubler, “La nostra capacità di accettare nuove conoscenze è strettamente limitata dalle condizioni di conoscenza esistente […] Più sappiamo e più siamo capaci di accettare nuove conoscenze […]. Per lunghi periodi intermedi una sequenza formale (spazio architettonico) può apparire inattiva, semplicemente perché non esistono ancora le condizioni tecniche per il suo risveglio. […] In qualsiasi momento, l’originalità, è limitata entro questi stretti confini, cosicchè nessuna invenzione oltrepassa il potenziale della propria epoca. Può accadere che, un’invenzione (intuizione) sembri toccare il limite massimo delle possibilità, ma se oltrepassa quella zona di penombra essa è destinata a restare un giocattolo curioso o a scomparire nel mondo dei sogni” (corsivo mio). (11)

Sarà compito della critica architettonica, sollecitare le nuove potenzialità concettuali, per una maggiore forza espressiva conquistata e per arricchire il tavolo da laboratorio della ricerca architettonica, di sofisticati strumenti sempre più capaci di tradurre la colta sensibilità, supportata dalla tecnologia, in preziosissima ‘qualità di vita’, per l’uomo contemporaneo.

Non sappiamo se il futuro  dell’architettura muoverà la sua attenzione verso “installazioni” organiche ….o ibriderà i sostegni delle reti viarie (piloni dei viadotti e dei ponti) riconvertendoli in supporti per pannelli fotovoltaici…. Gli stessi piloni dei viadotti assolveranno ad altre funzioni. La direttiva rimane quella di proiettare possibilità inesplorate su funzioni d’uso riconvertite dal tempo e chiamate ad altri scopi … sfruttare le lunghe arterie di comunicazione per ricavarne la colonna vertebrale, per esempio, di una struttura fotovoltaica o a pannelli solari o ancora eolica per produrre energia, …. per esempio sfruttando i tracciati autostradali, di linee fotovoltaiche (e non più campi), o i viadotti o le sopraelevate o i ponti, ……(per esempio i pannelli fotovoltaici addossati ai piloni dei viadotti o compattati come le barriere antirumore delle autostrade, oppure pale eoliche applicate tra le campate dei piloni dei viadotti o dei ponti …..”. Tratto da alcuni scritti del gennaio 2005 – maggio 2007.

Dopo aver letto il brano, oggi, in pieno 2011 osservate per esempio i risultati del concorso sul ”PARCO SOLARE SUD/SOUTH SOLAR PARK” visibili al link:

http://www.newitalianblood.com/solarparksouth/

 

 

Note e riferimenti alle immagini:

 

(1) Paolo MARZANO – Come “Ibridazioni” volevano dimostrare. L’Architettura … in quota! gennaio 2005

http://www.costruzioni.net/comeibridazionivoldimostrare.htm

(2) Paolo MARZANO – Ibridazioni III Capitolo – Sulle nuove fonti di energia alternative  per la progettazione – marzo 2006

http://www.costruzioni.net/articoli/architetturazione/architetturazione.htm

http://www.edilweb.it/modules.php?name=News&file=article&sid=50

http://www.newitalianblood.com/showt.pl?id=1144&from=rss

http://www.costruzioni.net/comeibridazionivoldimostrare.htm

 

(3) Paolo  Marzano L’Architettur(a)zione del paesaggio contemporaneo – Richiami di Neue sachlichkeit (Nuova oggettività) dell’urbano a venire” – in “5 edifici ecocompatibili a Roma”, progettati dall’arch. Andrea Giunti – De Luca editori d’arte – maggio 2007

(4) Mllepiani Urban n.3, Critica della ragione urbana, collana eterotopia dell’Associazione Culturale Eterotorpia, Milano 2011

 

(5) Jorge Luis BORGES, L’Aleph, Feltrinelli, Milano marzo 2005

 

(6) Walter BENJAMIN, Il carattere distruttivo – L’orrore del quotidiano, in Millepiani Mimesis n.4, Associazione Culturale Mimesis, Milano 2005.

 

(7) Paolo MARZANO, Sublimi transitorietà – ricognizione riflessiva di alter-azioni ancora percepibili dei corpi architettonici, in architettare.it, anche in Millepiani URBAN – architettura urbanesimo estetica

http://www.alessandrogagliardi.it/urban/

 

(8) Paolo MARZANO, Ecologia urbanica – genesi dell’uomo sensore, in architettare.it, anche in Millepiani URBAN – architettura urbanesimo estetica

(9) Paolo MARZANO, Porosità del pluriurbano – Alle soglie della città esterna, in architettare.it anche in Millepiani URBAN – architettura urbanesimo estetica

e in Paolo Marzano, Le città e(s)terne, in Experience n.7/0, Edizioni Mattioli 1885 s.p.a., Fidenza, 2005.

 

(10) Paolo MARZANO, Memorie’ digitali … per l’architettura – Un approccio sperimentale a spazi urbani ritrovati, II Volume della rivista di Arte Architettura Design e  Cultura “Kunstwollen – Architetture Salentine, Edizioni Esperidi aprile 2010

 

(11) George KUBLER, La forma del tempo – La storia dell’arte e delle cose, Einaudi Torino 1989

 

Immagini di riferimento e link di approfondimento:

 

– Ponte eolico sulla Salerno-Reggio Calabria

http://italianvalley.wired.it/news/ambiente/solar-wind-salerno-reggio-calabria.html

 

– Nastro di energia People Mover, Bologna

https://www.architettare.it/people-mover-bologna.html

 

– Grattacielo sostenibile. Il primo con turbine eoliche integrate

http://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/nel-mondo/grattacielo-sostenibile-turbine-eoliche-integrate-153.html

 

– Albero eolico “Power Flower”, Amsterdam

http://www.tentaculus.it/design/2011/03/power-flower-dal-paese-dei-mulini-a-vento/

 

 

 

 

Paolo Marzano
Autore di numerosi articoli-saggi, collabora con riviste specializzate e on-line, di architettura e critica architettonica. Attivo con Architettare.it già agli inizi del 2000. E' un appassionato studioso della teoria della forma. Nei suoi scritti, analizza, tratta e ricerca argomenti che riguardano la trasformazione metropolitana e la continua mutazione dei luoghi collettivi nell'ambito dello sviluppo delle nuove tecnologie applicate all'urbano. Diversi sono i lavori di ricerca che ha pubblicato, collaborando con diverse testate nel settore culturale per la rivista Exsperience (Premio della Cultura 2004 della Presidenza del Consiglio dei Ministri), Trimestrale multisensoriale, Mattioli 1885 s.p.a., Fidenza, Parma; o nell’ambito dell’arte e della critica architettonica, inerente la ricerca applicata al risparmio energetico degli edifici con la De Luca Editori d'Arte, Roma; con la rivista di Arte, Architettura, Design e Cultura per le Edizioni Esperidi. Numerose le citazioni ai suoi testi in tesi, ricerche, riferimenti bibliografici di studi, tutt’ora pubblicati.