HERMANITOS VERDES

Croce Blu
Centro sociale per anziani

E’ il 1997 si comincia a parlarne. Il cliente, la pi ú grande associazione di volontariato della citt à , ha avuto una idea piuttosto bella: ci sono i volontari, che portano la gente in giro con le ambulanze, e ci sono un bel po’ di vecchietti che non sanno cosa fare durante la giornata, e li vogliono mettere insieme, a farsi compagnia. Hanno pensato di trasformare il piccolo edificio al centro del gruppo di case che ospitano l’associazione in un centro sociale per anziani.Andiamo a vedere l’edificio e …oo

ps, è veramente MOLTO piccolo: cinque metri per quindici, piano terra, primo piano e sottotetto pieno di piccioni. Il lato lungo è parallelo ad una delle strade di maggior traffico della citt à , ad appena sei metri dal ciglio della carreggiata.

Il piano terra era l’officina di un meccanico,c’ è un solaio con voltini di laterizio su putrelle in acciaio, c’ è ancora la buca coperta con le assi di legno, il portone che prende quasi tutto il lato minore dell’edificio e un’ambulanza infilata dentro a met à , come una murena nel buco. Odore di officina meccanica, grasso e olio, calendario pin-up del 1984.

Stabiliamo un programma: il centro deve svilupparsi su due livelli, piano terra per le zone di attivit à , primo piano per il riposo, la lettura e l’ambulatorio. Mancano gli spazi per la direzione, e ci vogliono degli uffici. Nessun problema: sopraeleviamo, tanto la copertura è comunque da rifare. Decidiamo che le aperture del piano sopraelevato dovranno essere diverse da quelle esistenti, per denunciare il cambiamento. La commissione edilizia comunale non sar à naturalmente d’accordo: a loro piacciono le cose un po’ finte e come condizione al parere favorevole ci imporranno di rifare le finestre come quelle di sotto. Facciamo finta di non averlo mai letto e ce ne freghiamo allegramente.

Lo schema generale è definito. Serve un ascensore, e gli uffici all’ultimo piano devono poter essere raggiunti senza passare per il Centro Sociale. Il cliente ha pensato di metterlo tra l’edificio e la strada, a met à del lato pi ú lungo, in corrispondenza delle scale interne esistenti.

Facciamo una prova disegnando sul muro: non va, si riempie tutto di corridoi, e poi ci piace quello spazio che ci allontana dalla strada, ci si parcheggiano le biciclette, ci serve per respirare, la parete lungo la strada vista dalle macchine in corsa serve libera, la torre dell’ascensore la spezza e la nasconde. Al cliente diciamo: “ c’ è sotto il canale, non si pu ò” . È un buon argomento.
Anche il lato opposto non va: c’ è una bella corte tra due edifici, aperta a sud, sarebbe perfetta per il pinacolo e la briscola d’estate, è il corrispondente all’aperto di quello che sar à l’ambiente principale del centro, l’officina del meccanico.
Va bene, deve essere su uno dei lati corti (per altro secondo lo sviluppo originario dell ‘ edificio).

Il progetto comincia a prendere forma. Torniamo in studio.

Spostato l’ascensore la scala interna non ci serve pi ú l ì dove si trova, e occupa troppo spazio: la spostiamo.
Paula dice: “ questa casetta sembra un tram ” , pensiamo di enfatizzare il suo svilupparsi in lunghezza, prendiamo la scala, la giriamo, la stiriamo e l’allunghiamo, diventa una lunga striscia, decidiamo di utilizzarla come un filtro, per allontanare le zone di attivit à dal rumore della strada.

Ci piacerebbe mantenere la buca del meccanico, il cliente non è d’accordo, ci sono infiltrazioni d’acqua, discutiamo. Pensiamo che potremmo mantenerne solo l’impronta sul pavimento, per ricordo. Decidiamo che in fondo è un po’ ridicolo e dobbiamo contenere al massimo i costi, lasciamo perdere.
La torre dell’ascensore trova il suo posto, sar à vicino al portone dell’officina, al centro dell’area e vicino all’ingresso dell’associazione. Servono dei ballatoi esterni per collegarla ai piani, e devono essere chiusi, i vecchietti non devono prendere freddo.

Decidiamo di disegnare un piccolo disimpegno di ingresso al piano terra, sar à staccato dai ballatoi superiori, una piccola scatola infilata appena nel portone esistente.
I ballatoi saranno a sbalzo, parte della struttura metallica dell’ascensore, e ci ricordano i ponteggi, il volume di ingresso la baracca del cantiere: pensiamo di spingerci un po’ in questa direzione, ci sembra divertente mescolare provvisorio e definitivo.

Decidiamo di chiudere i ballatoi in un involucro fatto con le tavole gialle da cassero, che diventeranno tavole in legno trattato in autoclave in fase esecutiva per ragioni economiche.
Il cliente ha espresso il desiderio di rappresentarsi, di rendere visibile la sua presenza sul luogo. L’associazione si chiama “ Croce Blu ” , decidiamo di trasformare il volume dei ballatoi in una grande insegna dell’associazione e aggiungiamo una grande croce blu, non sappiamo ancora se sar à semplicemente dipinta, alla fine la disegneremo un po’ volante, in lamiera forata blu, cos ì da far apparire di notte attraverso di lei le finestrelle illuminate.

Arriviamo al 1998, è ora di chiedere i permessi in Comune, compiliamo carte su carte su carte …

L ‘ edificio è parte di un complesso di origine rurale, inglobato dalla citt à , circondato da costruzioni anche alte ed appariscenti, la nostra casetta secondo l ‘ interpretrazione corrente, cio è estremamente restrittiva, delle norme potrebbe essere vincolabile dalla Sovrintendenza: sarebbe la fine.
Invece no, vince la ragion di Stato (l ‘ associazione conta migliaia d ‘ iscritti e le elezioni amministrative si avvicinano) anche la Commissione Edilizia si perde per lo pi ù in considerazioni di altra natura, come: ” perch é non si fanno una sede pi ù grande dentro a un capannone in periferia? ” ed il progetto passa, attraverso la burocrazia, incolume a condizione.

Il nuovo millennio per noi inizia con la ristrutturazione della casetta. Il capomastro è un argentino che cerca di spiegare il senso della vita al costruttore, ingegnere modenese sovrappeso, accompagnandolo periodicamente in ferie a Cuba. Il cantiere è particolarmente vicino allo studio, possiamo andarci a piedi o in bici, senza affrontare i soliti lunghi viaggi in auto attraverso lo sprawl padano.
Siamo contenti, facciamo dei disegni, stile cartoon, e ci mettiamo anche Tin-tin.

Comincia la raccolta dei fondi. Quell’immagine pop tappezza la citt à , assieme alla faccia di un testimonial scelto da un’agenzia pubblicitaria: un vecchietto sorridente, pelato con le orecchie a sventola. Una catena di ipermercati, molto affermata in zona, patrocina l’operazione: il cartoon della torre ci segue ovunque, anche facendo la spesa. E’ il natale 2000.

Tu arrivi alla cassa con il carrello e ti consegnano dei tagliandi con il nostro disegnino, in numero proporzionale al numero di birre, game-boy, mozzarelle, panettoni che hai acquistato. Li infili dentro all’urna e…voil à : l’ipermercato ci mette un altro soldino per la costruzione.

Con molto stupore da parte nostra, il cartoon per la campagna di raccolta fondi verrà utilizzato per gli incontri con carpentieri, falegnami ed ascensoristi, in luogo dei disegni di dettaglio che gli fornivamo (cos ì abbiamo imparato che gli artigiani non guardano mai i disegni e che si muovono secondo logiche a noi inconoscibili) e con il cliente, che restava indifferente agli altri renderings che gli proponevamo, per stabilire i colori con cui tinteggiare l’edificio.
Il centro sociale ha cominciato ad esistere due anni prima della sua completa realizzazione, in quell’immagine, presa tra tante prove grafiche.
Una volta terminata e scoperta la torre, pensavamo di suscitare quantomeno un certo stupore, ma si trattava di un’ immagine ormai acquisita ed anche noi adesso confondiamo la data della costruzione con quella del cartoon.

Nota metodologica sul progetto di un edificio pubblico

Costruire un edificio pubblico significa confrontarsi con un duplice problema. Da un lato formale; la qualità che l’edificio deve avere nei confronti dell’ambito urbano di inserimento. Dall ‘ altro sociale; il ruolo che gli spazi pubblici assumono per la comunità locale.

Da un punto di vista estetico abbiamo sempre seguito una linea progettuale improntata ad una cifra stilistica che si rif à al linguaggio razionalista, mediato nella sua radicalit à originaria dalla scelta di materiali e soluzioni compositive attente al contesto ed ai modi d ‘ uso. Per razionalismo intendiamo un linguaggio architettonico che fa della semplicit à (apparente) e della correttezza dei dispositivi funzionali, i suoi principi fondativi.

L ‘ edificio pubblico deve quindi avere un elevato grado di funzionalit à , per garantire lo svolgimento delle attivit à previste, ma deve anche porsi per la sua qualit à espressiva come architettura di riferimento alla scala urbana.

Il progetto di un ‘ architettura civile deve essere semplice e la sua qualit à data dall ‘ articolazione degli spazi e dei volumi, dall ‘ uso della luce, di pochi materiali (di forte impatto), di colori primari e da una grande sobriet à decorativa.

Nella composizione dell ‘ edificio un ruolo chiave è affidato all ‘ integrazione con gli spazi esterni. Un edificio pubblico è solitamente insediato su lotti di notevoli dimensioni. La superficie scoperta, le aree verdi e quelle cortilive costituiscono una risorsa spaziale importante, da valorizzare con percorsi, modellazioni del suolo, alberature. Non una pura quantit à a protezione degli spazi coperti, ma una estensione di questi all ‘ aperto, in una condizione di forte continuit à percettiva, formale e funzionale.

Gli spazi di entrata e quelli comuni di distribuzione degli spazi interni assumono il ruolo di garantire la socializzazione tra gli utenti, rendere percepibile il funzionamento interno, filtrare i diversi gradi di permeabilit à .

Gli spazi per lo svolgimento delle singole attivit à devono essere caratterizzati da un elevato comfort, che agevoli la concentrazione ed il silenzio, ma non impedisca la disattenzione su ci ò che avviene oltre il confine delle finestre. Che devono essere modellate in funzione della corretta esposizione eliotermica e di particolari angoli visivi.

Nel suo complesso l ‘ edificio pubblico dovrebbe essere realmente tale, un luogo nel quale oltre allo svolgimento della funzione principale per la quale l ‘ edificio è stato pensato, possano convergere altre attivit à pubbliche, in modo da renderlo un luogo aperto alla cittadinanza, un punto di riferimento civico per la comunit à locale.

Al di l à di questi principi di ordine generale, i nostri progetti sono sempre stati esito di una dialettica con i contesti e le occasioni di riferimento. Non abbiamo creato un modello da ripetere in modo indifferenziato. Di volta in volta abbiamo reinventato i progetti precedenti, sottoposto a verifica i principi generali e quindi creato nuove soluzioni.

Non esiste un edificio pubblico ideale. Ogni edificio è il risultato della reazione di pi ù elementi; qualit à contestuali che il progetto mette in valore, qualit à materiali e spaziali proprie delle scelte compositive, qualit à sociali, date dai modi d ‘ uso dell ‘ edificio al di l à della funzione primaria che vi viene svolta

A PROPOSITO DI HERMANITOS VERDES

http://www.hermanitosverdes.org

Francesco Fantoni, Paula Francisca Nolff Herrera, Giuseppe Caruso, Andrea Costa.

Tra il 1996 ed il 2004 hanno realizzato edifici scolastici e sportivi a San Prospero, Vignola e Carpi, un centro sociale per anziani per AVPA Croce Blu di Modena, oltre ad opere e progetti di edilizia privata, ristrutturazioni e restauri di edifici pubblici, piani particolareggiati residenziali, produttivi ed estrattivi ed altri progetti urbanistici tra le provincie di Modena e Reggio Emilia.
Hanno curato per Ferrari Auto s.p.a. il progetto guida per il circuito internazionale del Mugello, Scarperia (FI).

Nel 1998 redigono il progetto definitivo ed esecutivo per la realizzazione di un bosco urbano a San Prospero di Reggio Emilia su incarico dell’Amministrazione Comunale (in collaborazione con l’Architetto Paolo Gandolfi ed il dott. agronomo Paolo Mattioli ), attualmente in corso di realizzazione.

Nel 1999 ottengono la Menzione Speciale della giuria al Concorso Internazionale di idee per l’ampliamento e la riqualificazione del Parco dell’Idroscalo di Milano, concorso per il quale non viene assegnato il primo premio.
Nello stesso anno vincono il terzo premio del concorso per l’adeguamento funzionale, ampliamento e ristrutturazione del polo scolastico di Castelvetro (MO).

Nel 2001 ricevono il primo premio – affidamento dell’incarico al Concorso nazionale per la progettazione di una piscina coperta intercomunale nel Parco Agricolo di Lissone, da cui, ad oggi, è conseguito l’incarico per la redazione del progetto preliminare ed il piano economico-finanziario dello stesso (2002/3)

Tra il 2003 ed il 2004 partecipano al concorso Europan 7 e redigono il progetto definitivo ed esecutivo per l’ultimo stralcio funzionale del polo scolastico di San Prospero (MO), la cui reali zzazione è ormai conclus a, ristrutturano, ad uso museale, un padiglione della casa di cura psichiatrica Villa Igea di Modena, coordinano un ciclo di conferenze, una pubblicazione ed allestiscono una mostra intitolate:
” La citta razionalista, architetture ed urbanistica a Modena -1931/1965”, assieme all’architetto milanese Laura Montedoro, storica e specialista della materia.

Sono finalisti al concorso internazionale “ELEMENTAL Chile”, per la realizzazione di un quartiere di edilizia sociale ad alta densità in Cile.

Attualmente sono in corso di realizzazione un centro socio-assistenziale per pluriminorati psichici e sensoriali (sordociechi) a Modena, per la “ Lega del Filo d ‘ Oro ” , l’ampliamento e ristrutturazione di un albergo a Fiumalbo (MO) ed un paio di ristrutturazioni di alloggi in citt à .
Nel 2004concludono la redazione del piano regolatore generale dei comuni dell ‘ Alto Appennino Reggiano compresi nel perimetro del Parco Nazionale (tutt’ora in corso di adozione), mentre è in corso di redazione (dal 2003) un piano particolareggiato di espansione residenziale in una frazione del Comune di San Prospero(MO), stiamo incominciando il progetto del secondo stralcio del centro “ComeTe” ed il progetto per il “Centro Operativo” (sede dei Vigili del Fuoco, del Pronto Soccorso, della Protezione Civile ed i garages Comunali) del Comune montano di Fiumalbo (MO), per entrambi, ad oggi, abbiamo redatto il progetto di massima.

largo San Giacomo, 38 41100 MODENA (clicca per localizzarlo)
t+ f: +39.059.217554
e-m:info@hermanitosverdes.org
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