Luca De Mata: Fotosuoni da “I dieci comandamenti”

Il 2004-09-27 00:00:00

Di paola.polli@uniroma1.it
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Nell’ambito della manifestazione Roma Design più promossa dalla Sezione Arti, Design e Nuove Tecnologie del Dip. ITACA dell’Università La Sapienza di Roma, è stata organizzata la mostra: Luca De Mata: Fotosuoni da “I dieci comandamenti”. La mostra di fotografie tratte dalla trasmissione televisiva “I dieci comandamenti”, scritta e diretta da Luca De Mata, propone un tema di grande attualità: oggi cosa rimane e come sono vissuti i Dieci Comandamenti nella realtà quotidiana dei popoli, nei loro comportamenti, nelle leggi dei governi ? Quanti oggi sono convinti che il rispetto delle Leggi date a Mosè sul Monte Sinai sia alla base della pace, del benessere, della convivenza tra popoli e persone? I valori dei Dieci Comandamenti spesso si allontanano dal dibattito della nostra vita quotidiana, quasi che la loro forza ci faccia paura e metta in discussione i nostri comportamenti nel segno della solidarietà, dell’amore e del rispetto tra civiltà diverse ma contigue, separate nelle forme ma unite in principi comuni di comportamento. Solo pochi anni fa le religioni erano separate anche geograficamente, i confini delle nazioni nate dopo secolari guerre di religione erano anche i confini tra i popoli di religione diversi… ma oggi? Mai come oggi i confini sono sempre più dettati dalle leggi dell’economia mondiale. Le aree della ricchezza confinano con le aree della povertà e del sottosviluppo. Una riflessione sul ruolo dei Dieci Comandamenti come punto di riferimento per affermare una strada comune nella convivenza civile, nella pace e nel progresso pur nel rispetto delle diversità. Le fotografie in mostra sono il frutto di due anni di viaggi e di testimonianze raccolte nei quattro angoli del pianeta seguendo un filo rosso: l’eredità e la realtà dei precetti indicati nelle tavole della legge ai tempi dei kamikaze, delle Torri Gemelle, del terrorismo internazionale. Fotografie, quindi, che sono appunti ed emozioni più spesso drammaticamente disperate che gioiose, ma che nella loro crudezza offrono un reale contributo al dibattito sulla società multietnica e multirazziale.

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